Anche in quest’ultima parte del 2016 i dati occupazionali non sono molto incoraggianti. A settembre scorso, infatti, il tasso di disoccupazione è tornato a salire a causa della diminuzione del numero di persone inattive, cioè di quelle che cercano lavoro. Però, e questa è la buona notizia, sono cresciuti i lavoratori autonomi.
La disoccupazione si è assestata all'11,7% e, secondo le stime dell'Istituto di statistica, il numero dei disoccupati cresce di 60.000 unità (+2,0%), dopo il calo registrato a luglio (-1,1%) e agosto (-0,1%).
Il lato positivo, però, è che negli ultimi mesi del 2016 sono cresciuti gli occupati, di poco, ma qualcosa si è mosso comunque. E sono stati soprattutto i lavoratori indipendenti a essere aumentati. Segno, questo, che nonostante la lotta del governo Renzi alle false partite iva, i liberi professionisti continuano a esistere e magari restano attivi solo quelli che realmente esercitano la libera professione. Uno dei problemi della partita iva, infatti, è che spesso in questi ultimi anni di precariato, è stata utilizzata come una sorta di spada di Damocle sulla testa soprattutto dei più giovani. Proprio loro spesso sono stati messi di fronte al consueto ricatto: “la retribuzione è questa, ma in cambio devi aprire la partita iva”. Un modo, l’apertura della partita iva, che consente al datore di lavoro di sgravarsi dal pagamento di tasse e contributi nei confronti del dipendente a cui dovrebbe adempiere nel caso di un’assunzione a tempo parziale o indeterminato. E così si è formato l’esercito delle finte partite iva, giovani lavoratori formalmente liberi professionisti, ma di fatto dipendenti con orari prestabiliti e vincoli ben precisi. Tutto il contrario della libera professione insomma!
Eppure, l’aumento dei lavoratori autonomi degli ultimi mesi fa pensare che la direzione si sia aggiustata: diminuiscono le finte partite iva grazie alla stretta governativa, ma aumenta il numero di coloro che decide di fare di necessità virtù e ci prova autonomamente, mettendosi sul libero mercato. Questo vale anche per l’Europa naturalmente, dove con l'apertura di partite iva comunitarie, è possibile accedere a un mercato sicuramente più grande e potenzialmente fruttuoso rispetto a quello nazionale.
Risulta negli ultimi tempi in calo il tasso di disoccupazione relativamente alla fascia di età quindici - venticinque anni, infatti in questa forbice poco meno di un ragazzo su dieci risulta inoccupato. Il tasso di occupazione infatti è aumentato di 0,3 punti, facendo ben sperare per il prossimo futuro.