Trovare lavoro all’estero è un sogno – o una necessità – per molti italiani: tuttavia, per riuscire a raggiungere questo obiettivo è necessario essere attrezzati, e cioè disporre degli strumenti giusti per aumentare le probabilità di successo. Come è facile intuire, uno dei primi punti da prendere in considerazione riguarda la conoscenza della lingua del Paese in cui si ha in mente di andare. Non tutti sono così fortunati da avere la possibilità di trovare un impiego presso una ditta italiana che ha sede all’estero, ma anche se ciò dovesse succedere non si può prescindere dall’apprendimento della lingua locale, anche per interagire con i colleghi. Anche chi pensa di essere già in possesso di buone basi, poi, non deve sedersi sugli allori ma lavorare per accrescere e migliorare le proprie competenze.
La questione dell’età
Non esiste un limite di età superato il quale si deve rinunciare all’idea di trovare un lavoro all’estero, e anche dopo i 40 anni vale la pena di tentare di reinventarsi, se si ha voglia di farlo. Certo, c’è bisogno di una buona dose di creatività, ma soprattutto di tanto impegno, tenendo presente che oltre le Alpi gli over 40 non sono ritenuti troppo vecchi, sempre che siano in grado di valorizzare le proprie competenze e la propria esperienza.
Lavorare all’estero anche senza esperienza
Qualche neolaureato potrebbe decidere di tentare la fortuna in un Paese straniero anche senza essere in possesso di alcuna esperienza sul fronte professionale. Un azzardo? Forse, ma non è detto che ciò che appare difficile sia per forza impossibile. Anche coloro che possono contare su un percorso di studi generico devono essere fiduciosi, magari prendendo in considerazione l’opportunità di percorrere strade alternative; e lo stesso discorso vale per chi ha specifiche competenze ma, appunto, non ha ancora avuto modo di lavorare sul campo. Nulla vieta di prendere il coraggio a due mani e addirittura aprire un’attività in proprio, ma chi è un po’ meno spericolato si può comunque candidare per uno stage, a prescindere dal fatto che ci siano o meno posizioni aperte in quel momento.
Vitto e alloggio
Nulla vieta di mettersi in cerca di un’opportunità professionale che contempli il vitto e l’alloggio inclusi. Al di là dei canali tradizionali, infatti, ci sono un sacco di altri metodi per trovare offerte di lavoro all’estero che comprendano il vitto e un posto in cui dormire. Basta sfruttare le piattaforme su Internet in cui sono presenti inserzioni che vengono inserite dai vari Paesi nel mondo. In genere la registrazione a queste piattaforme presuppone il pagamento di una quota annuale, grazie a cui si ha la possibilità di spulciare tra le varie offerte e di avanzare la propria candidatura. Wwoof e Workaway, per esempio, sono due siti che permettono di usare le ore lavorate come mezzo di baratto: in pratica, lavorando non si ottiene una vera e propria retribuzione, ma si viene “pagati” con il vitto e l’alloggio. Ciò vuol dire che si può vivere all’estero senza spendere nulla, anche se per alcuni un’esperienza di questo tipo può essere assimilata al volontariato più che a un autentico lavoro.
Come aumentare le probabilità di successo
Prima di contattare le aziende presso le quali si sarebbe interessati a lavorare, è necessario dedicarsi alla presentazione di sé e alla stesura di un curriculum vitae che sia corretto e coerente con le abilità di cui si è in possesso. Chi sta ancora studiando o comunque si è laureato da poco può sempre fare affidamento sullo sportello della propria università deputato allo scopo. In effetti tutti gli atenei prevedono degli eventi di presentazione di datori di lavoro all’estero e aziende che sono alla ricerca di giovani. L’importante è studiare un buon discorso da sfoderare in fase di colloquio, non troppo affettato ma – ovviamente – neppure eccessivamente informale.
LinkedIn serve davvero?
Se si è in procinto di mettersi alla ricerca di un impiego al di fuori dell’Italia, il ricorso a LinkedIn non è un’ipotesi da sottovalutare, anzi. Ciò che conta è che, se si decide di creare un profilo, lo stesso venga curato con attenzione e sia sempre aggiornato; in caso contrario, l’impressione che si darebbe a chi si dovesse imbattere nel profilo stesso non sarebbe molto positiva. In tutto il mondo le aziende pubblicano ogni giorno le proprie offerte di lavoro anche su questo social network: perché non approfittarne?
La stesura del curriculum per trovare lavoro all’estero
Resta da capire, a questo punto, quali siano gli accorgimenti da adottare per mettere a punto un curriculum perfetto. Il formato europeo, a differenza di ciò che ci si potrebbe aspettare, dovrebbe essere evitato perché risulta molto impersonale e non permette al candidato di farsi conoscere realmente. Si tratta di un formato standardizzato con il quale non ci si può distinguere: non il modo migliore, insomma, per catturare l’attenzione dei recruiter. Nel CV è molto importante mettere in risalto la propria qualifica: ogni dettaglio deve essere strutturato attorno alle competenze che si è intenzionati a valorizzare.
Quanto deve essere lungo il curriculum
I curriculum troppo lunghi sono da mettere al bando: una o al massimo due pagine sono più che sufficienti per concentrare tutte le informazioni di maggior rilievo. Se in passato sono stati svolti numerosi lavori o si è stati impiegati per un gran numero di datori di lavoro, non è detto che tutte queste esperienze debbano essere elencate: occorre, invece, specificare unicamente quelle che sono correlate al ruolo e all’azienda per cui ci si candida. Non sempre è richiesta una foto nel curriculum, ma nel caso in cui si decida di allegarla è fondamentale scegliere un’immagine che sia professionale e in linea con gli standard dell’azienda a cui ci si rivolge. Non è indispensabile contattare un fotografo professionista, ma di certo non vanno bene gli scatti tipici da social network, in un abbigliamento non consono o con espressioni del viso non adeguate. Ci vuole un’immagine da fototessera, insomma, con uno sfondo piatto e omogeneo. Per quel che riguarda i contenuti del curriculum, infine, i recruiter apprezzano sempre la capacità di sintesi: è bene imparare a essere schematici, magari con l’aiuto di frasi brevi ed elenchi puntati, che rendono la lettura più agevole.