Stiamo assistendo all’ennesimo cambio di rotta dei lavoratori italiani e questa volta sembra essere decisivo: i lavoratori italiani scelgono di essere alla guida del proprio destino professionale, ma al contrario dei colleghi europei, hanno bisogno di certezze per fare un grande cambiamento.
Il nuovo rapporto Global Workforce of the Future, condotto dal Gruppo Adecco, rivela una sorprendente inversione di tendenza rispetto alle aspettative e ai desideri dei lavoratori italiani. I dati che vi mostreremo all’interno di questo testo sembrano porre fine al fenomeno della Great Resignation, ma nulla è ancora certo.
Prima di parlare di questo, però, è bene ricordare che cos’è il fenomeno della great resignation e perché se ne è parlato così tanto fino a pochi mesi fa.
L’evoluzione del lavoro moderno: comprendere la Great Resignation
Il fenomeno della Great Resignation ha scosso le fondamenta delle aspettative lavorative moderne, influenzando profondamente i lavoratori e anche industrie. Ma cosa significa esattamente la Great Resignation?
La Great Resignation si riferisce al movimento globale in cui un numero significativo di lavoratori ha scelto di lasciare volontariamente il proprio impiego tradizionale. Questo fenomeno, che ha guadagnato slancio negli ultimi anni tanto da diventare una vera e propria tendenza, è stato alimentato da una serie di motivazioni che vanno oltre il semplice desiderio di un cambio di carriera.
Tra i desideri più comuni possiamo citare la ricerca di una migliore qualità della vita, la ricerca di un ambiente di lavoro più flessibile e la richiesta di una remunerazione più adeguata sono solo alcune delle forze trainanti dietro questo movimento.
Ciò ha avuto un impatto significativo sulla dinamica datore di lavoro-dipendente, con aziende costrette a rivalutare le loro strategie di retention e molti settori fanno fatica ancora oggi a trovare dipendenti disposti a lavorare senza chiedere condizioni più favorevoli (alcune volte impossibili da soddisfare)
I settori colpiti
Alcuni settori hanno subito l’impatto della Great Resignation in misura maggiore. Industrie legate al turismo, alla ristorazione e al commercio al dettaglio hanno visto una significativa fuga di talenti. Allo stesso tempo, settori tecnologici e delle nuove tecnologie hanno assistito a una crescente domanda di professionisti altamente qualificati, spinti dalla ricerca di un ambiente di lavoro più innovativo.
La fine della Great Resignation in Italia
Il rapporto redatto da Adecco vede, nel contesto sociale attuale, solo il 18% degli italiani intervistati manifestare il desiderio di cambiare lavoro, mentre un notevole 71% desidera mantenere la sua attuale posizione lavorativa
Tra coloro che vogliono cambiare, il 45% non sta attivamente cercando nuove opportunità, ma è aperto a nuve proposte. Il 19% è stato contattato da recruiter o aziende, mentre un altro 19% sta attivamente cercando nuove opportunità.
Il presidente dell’Adecco dichiara: “Siamo chiaramente di fronte a un desiderio di stabilità da parte dei lavoratori, con un’attenzione crescente da parte delle aziende alle esigenze dei dipendenti. Tuttavia, è cruciale comprendere che le sfide non sono finite“.
Dal report si evince il forte desiderio di crescita professionale e, al contempo, la volontà di trovare il giusto equilibrio tra vita e lavoro. Una consapevolezza che molti manager e leader aziendali devono ancora acquisire.
Ma quali sono le motivazioni che spingono i lavoratori italiani a scegliere di cambiare lavoro o rimanere? Tra le motivazioni principali troviamo il miglioramento salariale (26%), l’insoddisfazione riguardo alla loro attuale posizione (19%), un migliore equilibrio tra vita e lavoro (18%), migliori benefit oltre al salario (16%) e un maggiore investimento aziendale nella loro formazione (12%).
Come sarà il futuro del lavoro in Italia?
Proprio mentre parliamo di Great Resignation, negli ultimi mesi emerge un concetto contrastante, la Great Designation. Quest’ultima riflette la tendenza di alcuni lavoratori di cercare posizioni lavorative che offrano un significato più profondo e una connessione più stretta con la propria missione personale.
Il futuro del lavoro sembra destinato a bilanciarsi tra la Great Resignation e la Great Designation. Cosa significa? Mentre alcuni lavoratori continueranno a cercare nuove opportunità che rispecchino i loro valori e obiettivi personali, altri potrebbero abbracciare ruoli che offrano una stabilità emotiva e professionale. L’importante sarà per le aziende adattarsi, offrendo flessibilità, sviluppo professionale e un ambiente di lavoro coinvolgente.
In questo scenario di cambiamento, l’unica certezza su cui bisognerebbe puntare per aumentare la soddisfazione dei lavoratori all’interno di un’organizzazione è l’equilibrio tra la volontà di abbracciare nuove sfide e la necessità di stabilità sarà essenziale per creare un futuro lavorativo sano ed appagante per tutti.
La situazione del lavoro in Italia nel 2023: tra record di occupazione e ruoli inattivi
Concludiamo questo articolo con nuovi dati molto importanti, che definiscono l’attuale situazione lavorativa in Italia e che possono aiutare a comprendere i concetti analizzati insieme nei paragrafi precedenti.
L’ISTAT ha evidenziato, a novembre 2023, un nuovo record del tasso di occupazione con 520mila unità in più rispetto al 2022 (+61,8%). Aumenta il lavoro dipendente permanente +551 mila rispetto a novembre 2022 e anche quella indipendente (+26 mila).
Tuttavia, aumentano le professioni inattive che aumentano da un mese all’altro: +48mila unità rispetto a ottobre. Queste persone non hanno un lavoro e hanno smesso di cercarlo. Non si escludono gli under 25 e gli under 35 anni.
Non resta che attendere i dati aggiornati con le conseguenze del nuovo assegno di inclusione e del programma Supporto formazione e lavoro, entrambi disposti dal Governo, per analizzare l’andamento dell’occupazione in Italia e notare il tasso di inattività.